INTRODUZIONE

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ARCHEOLOGIA A TORINO

Con la mostra inaugurata il 31 maggio 2013 si è aperta la terza sezione del Museo di Antichità di Torino dedicata alla lunga storia della città. Il trasferimento della Galleria Sabauda nella Manica Nuova di Palazzo Reale e la creazione di un unico ingresso per i due musei hanno offerto l’occasione alla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie per l’allestimento dei locali al piano seminterrato, direttamente affacciati sul teatro romano. Qui hanno trovato sistemazione i materiali archeologici torinesi, che da molti decenni attendevano di essere restituiti al pubblico, insieme alle nuove acquisizioni, frutto degli scavi recenti e mai esposte. Introducono la visita due sale esemplificative delle origini del collezionismo sabaudo e della successiva istituzione del Regio Museo di Antichità, il cui nucleo più antico è costituito prevalentemente dal materiale epigrafico e scultoreo di età romana raccolto dagli eruditi cinquecenteschi, incrementato dagli antiquari dei secoli successivi e confluito nelle collezioni regie. L’allestimento si propone di restituire voce a personaggi vissuti a Torino nel corso dei secoli, dall’età romana al Cinquecento, e di affidare loro il racconto di alcuni momenti storici, attraverso la lettura di epigrafi e scritti originali. Cosí «appaiono» lungo il percorso Cozio, nipote dell’omonimo re delle genti alpine che strinse un patto di alleanza e di pace con Augusto, Gavio Silvano, torinese illustre che, coinvolto nella congiura contro Nerone, ma non scoperto, fu incaricato di consegnare la condanna a morte a Seneca e infine si uccise, e poi Tettieno Vitale un mercante originario di Aquileia e attivo lungo le rotte commerciali tra la Pianura padana e le regioni danubiane. Massimo, primo vescovo di Torino, recita alcuni passi vibranti delle omelie scritte tra la fine del IV secolo e i primi decenni del successivo, al tempo della difficile cristianizzazione della città, tra paganesimo perdurante e incursioni barbariche e, infine, Emanuele Filiberto Pingone, storico di casa Savoia e grande antiquario racconta un episodio di storia cittadina: la fuga del duca di fronte ai Francesi, che nel 1536 conquistano la città. È la testimonianza diretta di un momento di grave insicurezza, che spinge un ignoto personaggio a nascondere due pentole piene di monete d’argento e in mistura nelle cantine del Palazzo Vecchio di San Giovanni. Il prezioso «tesoro», ritrovato negli scavi del 1996, è ora esposto a lato della guida narrante. Audiovisivi e sussidi interattivi consentono inoltre di approfondire la conoscenza degli oggetti esposti e di recuperarne il contesto di ritrovamento, i processi di analisi, restauro e studio fino alla loro interpretazione storica. Un altro importante medium di collegamento, non solo tra forme di rappresentazione distanti nel tempo, ma anche tra i reperti in mostra e i siti di provenienza, è la carta archeologica della città, un «tavolo» di grandi dimensioni con l’ortofoto di Torino sulla quale appare in sequenza l’evoluzione dell’impianto urbano, evidenziando luoghi ed edifici salienti per ogni epoca e le aree oggetto di scavo. Oltre ai numerosi reperti lapidei, i materiali archeologici esposti comprendono esempi notevoli di scultura in bronzo, un eccezionale nucleo di mantelli di fusione per grandi statue realizzate nelle officine cittadine attive per oltre due secoli, mosaici, oggetti della vita quotidiana e corredi funerari di età romana. Alcuni allestimenti scenografici sono dedicati alla ricostruzione di una tomba ipogea con sarcofagi di piombo, agli ingenti accumuli di manufatti raccolti nelle discariche addossate alle mura in età imperiale e a uno spazio rituale approntato in connessione con la costruzione e l’inaugurazione delle mura.
L’Alto Medioevo è rappresentato dai prestigiosi gioielli della tomba femminile longobarda del Lingotto e dai corredi goti e longobardi dei nuovi siti di Collegno e Testona, che segnano una svolta decisiva e di rilevanza internazionale negli studi sui popoli dell’età delle migrazioni barbariche. Di grande impatto e interesse è l’esposizione del vasto repertorio altomedievale degli arredi liturgici in marmo, scolpiti a intrecci e motivi vegetali, prodotti per le tre basiliche del primo complesso episcopale torinese, ubicato al di sotto dell’attuale Duomo rinascimentale: il folto gruppo è per la prima volta presentato quasi interamente dopo il recupero dei pezzi dispersi a seguito della ricostruzione della cattedrale, di alcuni emersi in tempi successivi in scavi occasionali e di altri ancora ritrovati durante le recenti indagini archeologiche.
La vita cittadina dei secoli che vanno dal tardo Medioevo al Settecento è rappresentata dal vasellame raccolto negli interventi di archeologia urbana, mentre chiude la mostra, segnando un limite ideale con l’età moderna, il ripostiglio monetale ritrovato nelle cantine del palazzo di San Giovanni. Il corridoio centrale che percorre gli spazi espositivi accoglie, infine, materiali i lapidei venuti alla luce nella demolizione dei bastioni della fortezza sabauda e, in particolare, le epigrafi che, recuperate abbattendo nel 1722 il bastione della Consolata, sono diventate il primo nucleo del Regio Museo di Antichità.