INDICAZIONI SALE 4 E 10 LA SCULTURA IN BRONZO

MUSEO TORINO



LA SCULTURA IN BRONZO

Una statua equestre in bronzo dorato

  Statua equestre di personaggio romano da Pompei. Napoli, Museo Archeologico Nazionale.  Foto Archivi Alinari, Firenze. 

Farsi raffigurare con una statua equestre era considerato dai romani un grande privilegio, riservato alle personalità emergenti dello Stato e delle comunità locali.

Le statue, realizzate soprattutto in bronzo dorato, venivano spesso rifuse e quelle tuttora conservate sono poche rispetto alle iscrizioni che ad esse si riferiscono.

A cavallo venivano rappresentati innanzi tutto gli imperatori, vestiti con la corazza o con tunica e paludamentum, come nella celebre statua di Marco Aurelio. La toga sembra invece riservata ai notabili locali, come attestano i due bronzi da Cartoceto, la statua di un decurione da Pompei e alcuni frammenti da Petelia. Statue di questo impegno erano prevalentemente collocate nel foro, in posizione centrale o allineate lungo i suoi lati.

In Italia settentrionale sono numerose le iscrizioni di statue equestri, soprattutto dalla seconda metà del I al II secolo d.C.

Nella sola Torino ottennero questo riconoscimento C. Valerio Clemente, duoviro e patrono della colonia, il decurione P. Cordio Vettiano, forse Q. Glizio Atilio Agricola, console nel 97 d.C.: due dediche a lui rivolte sono infatti incise su lastre dalla particolare forma “a scudo” già adottata nel monumento equestre di Vettiano.

I soli frammenti di statua equestre recuperati a Torino sono venuti alla luce nel 1577, durante la costruzione della chiesa dei SS. Martiri, fra via Botero e via Garibaldi.

Ritrovati insieme, coerenti per dimensioni, tipologia e dettagli tecnici, appartengono a un’unica statua, mentre le differenze della lega, rivelate dalle analisi chimiche, sono frequenti nei grandi bronzi antichi, che venivano fusi in parti separate, poi assemblate per saldatura.

La zampa è quella anteriore destra, flessa e portata in avanti a simulare un passo.

La gamba maschile indossa un calzare (il calceus patricius), con quattro stringhe,su cui è legato uno sperone; all’altezza della coscia restano le pieghe di una toga, i cui lembi si incrociavano sul grembo del cavaliere.

La toga allude a meriti civili più che militari e suggerisce l’identificazione con un notabile locale piuttosto che con un imperatore. Dagli stessi scavi era emersa anche un’iscrizione bronzea, che ricordava l’erezione di una statua equestris a C. Valerio Clemente, patrono della colonia, ma la sua scomparsa lascia incerta l’identità del personaggio.